Intervista

Lella Costa: «L’amore tra anziani è ancora uno scandalo»

di Francesca De Sanctis   20 marzo 2023

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Da sempre interprete ironica e impegnata, l’attrice porta in scena “Le nostre anime di notte”. Storia di un uomo e di una donna nella terza età. E della possibilità di innamorarsi ancora

«Il teatro? Ah sì sì, un mestiere meraviglioso, da questo punto di vista mi sento una privilegiata, non tutti possono permettersi di fare nella vita ciò che si ama...». E pensare che all’inizio Lella Costa – autrice, attrice e scrittrice – al teatro non ci pensava proprio. «C’era la politica, certo. E l’urgenza di dire certe cose». Così negli anni ha costruito la sua carriera intrecciando arte e impegno civile. Riflettere, insomma, si può fare eccome, anche in teatro e con leggerezza. Riflessioni che possono riguardare, per esempio, la necessità, oggi, di rinsaldare certi legami, di ristabilire i rapporti con gli altri per uscire dalla solitudine, come accade nello spettacolo in scena in questi giorni: “Le nostre anime di notte”, con Lella Costa, Elia Schilton e la regia di Serena Sinigaglia, tratto dall’omonima opera postuma dello scrittore americano Kent Haruf scomparso nel 2014 (prossime repliche: Lac di Lugano fino al 19 marzo, Teatro Comunale di Vicenza il 28 e il 29 marzo, Teatro Fraschini di Pavia dal 31 marzo al 2 aprile).

Siamo abituati a vederla in teatro soprattutto nei monologhi, che sono diventati un po’ la sua cifra stilistica. Ma sempre più spesso la vediamo in scena indossando parrucche o affiancando altri attori
«Eh sì, ormai ne ho interpretati tanti di spettacoli in cui non sono sola in scena, da “Ferite a morte” a “Human”. Di questo testo che sta andando in scena ora, “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf, mi sono innamorata subito, durante il reading organizzato all’uscita del libro dal Teatro Franco Parenti, con Gioele Dix e Ruth Shammah. Ma è stata un po’ complicata tutta la questione dei diritti. Poi doveva uscire il film (la trasposizione cinematografica è del 2017, film interpretato da Robert Redford e Jane Fonda) e prima di portare il testo in teatro doveva passare un po’ di tempo. Dopo c’è stato il Covid e alla fine eccoci qua... Neanche a farlo apposta sembra scritto per parlare di un problema molto sentito durante il lockdown: la percezione della solitudine. È un testo che parla di gentilezza, ironia, relazioni».

I protagonisti sono due persone adulte, ciascuna con la propria storia, che ad un certo punto della vita sentono il bisogno di cercarsi...
«Addie e Louis sono due persone non più giovani, che vivono da sole - ma che non hanno una tragedia alle spalle - in una cittadina immaginaria. A un certo punto è lei, Addie, a dire a Louis: “Mi chiedevo se potevo venire a dormire da te...”. E non c’è nessuna proposta erotica o oscena in questo. Inizia così una bella storia notturna tra loro, cominciano a parlare, a prendersi in giro, a dirsi cose mai dette prima. La meraviglia di una storia vera».

Si può amare anche nel terzo tempo della vita?
«Si può amare e si può non amare. Non c’è una regola, e questo vale a qualunque età. Meglio essere amati certo, o provare dei sentimenti, ma tutto è lecito nella vita».

E allora perché nella pièce i figli si scandalizzano? Amare ad una certa età viene visto come qualcosa di sovversivo?
«In effetti i nostri due protagonisti sono dei Romeo e Giulietta che hanno tutti contro. Mi viene in mente la colonizzazione iconografica che mi faceva notare il mio amico Andrés Neuman: digitando la parola “bellezza” in internet, vengono fuori solo immagini di fotomodelli, non un quadro, per esempio. Come se la presunta bellezza fosse adeguata solo in certe fasi della vita. Allo stesso modo è uno scandalo che due persone si frequentino ad una certa età. Gli americani poi sono ancora più cinici, pensano subito alle questioni economiche. In Italia succede che in certe famiglie ribellarsi a determinati ruoli fa sbarellare, sbroccano tutti... Ma chi ha detto che ad una certa età non si possa amare? Però viene visto come qualcosa di sovversivo».

E come va fra i due dal punto di vista dell’eros?
«Il loro incontro è pudico. Il primo esito è negativo. Insomma lui non ce la fa... Poi però accadrà, ma in scena non lo raccontiamo».

Quindi è possibile avere una vita sessuale felice anche ad una certa età?
«Io penso che si parli fin troppo di sesso. Certe cose accadono nell’intimità. Mi fanno impazzire questi giovani che mentre si danno un bacio per strada si stanno già fotografando con il telefonino. Ma dico io.... godiamoceli certi momenti! Mi chiedo se così facendo non ci stiamo perdendo qualcosa».

Si può cambiare in ogni momento della vita?
«Si può cambiare, ma non siamo costretti a farlo se non vogliamo. Abbiamo diritto alla libertà, sempre».

Nel nuovo libro di Lidia Ravera, “Age Pride”, si parla di rovesciamento del desiderio nel terzo tempo della vita: la donna da oggetto dovrebbe diventare soggetto, è d’accordo?
«Mi piace Lidia Ravera, interpretai anche un suo testo: “Nuda proprietà”. Dal punto di vista erotico non saprei. Nelle relazioni sicuramente sì, si può giocare un po’ di più...».

Lei è sposata da tanti molti anni, dunque è possibile avere una relazione stabile duratura, ma come si fa?
«“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” per citare Tolstoj. Credo di aver avuto la fortuna di incontrare la persona giusta. E la mia fortuna resiste solo perché sono sempre fuori casa e quindi porto aria nuova! Forse un buon modo per resistere è prima imparare a vivere da soli e poi passare alla convivenza».

Avere 70 anni: le pesa il passare del tempo?
«Io mi sento una privilegiata e consapevole di fare un bellissimo mestiere. Ma diciamo la verità, invecchiare fa schifo... Io non mi sento diversa, ma so di avere meno giorni a disposizione. Mi piace vivere, anche se ho poco tempo. Bisognerebbe vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Insomma ogni tanto ci penso agli anni che passano».

Per fortuna ha una vita piena e non credo abbia molto tempo per pensarci. Da un paio di anni per esempio è anche direttrice artistica del Teatro Carcano di Milano, come sta andando?
«Può sembrare una follia prendere in gestione oggi una sala teatrale. Ma il Teatro Carcano è un teatro importante e Milano è la mia città. Ho ricevuto tanto da questa città a cui voglio molto bene e accettare la direzione artistica mi sembrava un modo per ricambiare. Non sono sola poi a dirigere questo spazio storico. Direi che sono in compagnia di due donne straordinarie: Mariangela Pitturru e Serena Sinigaglia. Insomma, c’è una bella energia a mi pare che il pubblico stia apprezzando».

A proposito di donne: alla guida dei due principali partiti politici oggi ci sono Elly Schlein e Giorgia Meloni. Lei che è sempre stata dalla parte delle donne, lo giudica un fatto positivo?
«Sono entrambe due donne che fanno politica da tanto tempo e di sicuro non sono arrivate lì per caso. Ma non basta essere donna per essere una leader femminista. Cominciamo davvero a mettere in agenda i temi che riguardano le donne. Il gesto della premier neozelandese che si è dimessa per tornare a fare la mamma, Jacinda Ardern, parla chiaro. Le cose cambieranno quando le donne detteranno l’agenda, non basta ricoprire posizioni apicali. Bisogna agire... Io ho iniziato a non andare più a manifestazioni in cui ci sono dieci uomini e una sola donna».

Si può fare politica con il teatro?
«Assolutamente sì. Anche se non è obbligatorio. Per me forma e sostanza coincidono, credo che si possa fare. Ma ognuno nel suo campo. Mi è stato più volte chiesto di candidarmi ma mi sono sempre sottratta perché ognuno può fare la sua parte nel suo terreno. Io non voglio dare lezioni a nessuno. Faccio quello che posso e so fare».

Resta sempre la solita femminista
«Anche se oggi essere femminista può significare tante cose, direi proprio di sì».

Quali saranno i suoi prossimi progetti?
«Intanto continua la tournée de “Le nostre anime di notte” e poi torno in scena con “Ballare”... Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione” sempre con la regia di Serena Sinigaglia, ispirato a “Il Catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini, la storia di 101 donne».

Progetti mai realizzati o incontri non ancora accaduti?
«Due desideri: Ian McKellen in Inghilterra e Ariane Mnouchkine a Parigi».