Intervista

La nostra ironia contro chi ancora dice “Voi autistici sembrate persone normali”

di Maurizio Di Fazio   20 marzo 2023

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I fratelli Damiano e Margherita Tercon e Philipp Carboni sono i Terconauti. Che sorridono di se stessi e dei pregiudizi degli altri. E con i loro sketch comici seguitissimi sui social ribaltano i luoghi comuni duri a sparire

«Siamo tre esploratori! Tre sognatori. Portiamo avanti il nostro messaggio sui temi autistici per togliere il velo di pietismo sotto al quale spesso viene nascosto». L’ironia per abbattere gli stereotipi e le barriere mentali di una società tuttora infiltrata dall’ipocrisia. Giocare con luoghi comuni duri a sparire nonostante il tempo digitale avanzato, magari rovesciandoli a discapito dei “neurotipici”. Sorridere di sé stessi e dei pregiudizi degli altri con sketches comici seguitissimi sui social. I Terconauti sono i fratelli Damiano e Margherita Tercon e Philipp Carboni. Damiano è un ragazzo grande e grosso classe 1981 che «ama passare le sue giornate facendo cose che gli altri ragazzi non capiscono, come fissare il turbinio vorticoso della lavatrice o giocare per ore con i coperchi delle pentole di sua nonna». È una forza della natura, studia per diventare un grande cantante lirico e solo a 23 anni gli è stata diagnosticata una forma di autismo, una sindrome di Asperger di media gravità. Prima veniva considerato “semplicemente strano”. «Canto dal 2007, sono un tenore basso. La musica è la mia grande passione. Sognavo di salire sul palco del Festivalbar, ma ora vorrei tanto andare a Sanremo».

Margherita è la sua amorevole sorella minore, è laureata in Filosofia alla Sorbonne di Parigi nonché diplomata in scrittura teatrale alla Paolo Grassi. Philipp è invece un chimico farmaceutico/inventore e “il loro schiavetto tuttofare”. I tre hanno partecipato a “Ridiculous Excuses, Not To Be Inclusive”, la campagna internazionale di sensibilizzazione che CoorDown (coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down) ha lanciato su TikTok. Perché non esistono pretesti accettabili per non essere inclusivi e le discriminazioni perpetrate col sorriso di circostanza sulle labbra sono le più feroci. Per pigrizia, ignoranza, mancanza di empatia. Nei prossimi giorni la piattaforma continuerà a popolarsi delle scuse più subdole e ridicole pronunciate per escludere chi soffre di una disabilità invisibile perché intellettiva. Con lo stile brioso e semiserio tipico dei creator della comunità. Il video dei Terconauti, popolarissimi su TikTok, ha già ricevuto 3 milioni di wiews.

Come sono nati i vostri siparietti satirici online sull’autismo?
Margherita: «Studiavo e vivevo all’estero. Un giorno ero in biblioteca a Dublino. Mi è arrivata una mail di mio fratello. Mi chiedeva aiuto. Era depresso, tutti gli sbattevano la porta in faccia. “Mi aiuterai indipendentemente da tutti quelli che mi dicono che per me le possibilità sono limitate?” Un po’ alla volta ho mollato tutto e deciso di dedicarmi a lui. Se lo meritava. Aveva già patito abbastanza».

In che senso?
«Prima della diagnosi tardiva ha vissuto l’intero periodo scolastico senza un supporto, senza aiuto. E lì Damiano è stato vittima del peggior bullismo, sia verbale che fisico. A un certo punto gli insegnanti lo hanno incoraggiato ad abbandonare gli studi, visto che non riusciva più a concentrarsi: invece di punire i suoi carnefici… Gli hanno fatto di tutto. Gli hanno persino rotto il naso. E così si è ritirato da scuola, rinunciando al diploma».

E dopo?
«Non è mai riuscito a trovare un lavoro. Ha fatto gli esami per entrare al conservatorio, risultava idoneo ma non lo ammettevano. Lo stesso iter estremamente in salita per prendere la patente».


Torniamo a quella mail del 2016.
«Lui aveva già 35 anni. Io non sapevo ancora bene cosa avrei voluto fare nella vita, ma di possibilità ne avevo avute. Lui invece non ne aveva ottenuta nessuna e allora gli ho detto: “Ok, Damiano. Uniamo le nostre forze. Tu cosa vuoi fare?».

E lui?
«Voleva andare a Italia's Got Talent. Ci aveva già provato da solo ma non lo avevano preso. E così ci siamo inventati uno sketch divertente.

È andata bene, visto che alla fine vi hanno ingaggiato e Damiano ha potuto esibirsi in tv.
«E da qui ha avuto origine la nostra straordinaria esperienza sui social, da Facebook e YouTube in poi. Intervallata da un libro e da spettacoli teatrali».

Quali sono i cliché sull’autismo più diffusi che cercate di demistificare nei vostri video?
«Una marea. “Sei invalido, fatti mantenere” (quando prende appena 200 euro al mese con una borsa-lavoro), “ai tempi dei nostri nonni non esistevano gli autistici”, “avete una super-memoria, i superpoteri”, “perché non guardate mai negli occhi?”, “sembrate persone normali” (come fosse un complimento), “non è una malattia, è solo stress ed è tutto nella vostra testa”, “perché diventate aggressivi?”».

Non mi dirai che avete anche degli haters.
«E invece sì. A Damiano hanno dato del grasso e dell’“handicappato di merda”; l’hanno minacciato di volerlo prendere a bastonate per strada. Per fortuna che oggi esistono filtri efficaci e la meravigliosa funzione “blocca”. La maggioranza della gente però apprezza i nostri contenuti e molti se ne sentono rappresentati».

La vostra cifra espressiva è l’ironia. Una risata li smaschererà?
«Ci teniamo a distanza di sicurezza dal pietismo e dalle strumentalizzazioni che vengono spesso usate (soprattutto sul piccolo schermo) quando si parla di autismo e disabilità invisibili. Si evidenziano solo i lati negativi, le preclusioni inevitabili. Come se esistessero soltanto quelli. Noi invece diamo spazio anche agli aspetti positivi, ai punti di forza. E alla normalità quotidiana. Nella vita di chiunque tra noi coesistono momenti belli e brutti. Ed è più facile comunicare con un sorriso sincero che con l’aria compunta. Oltretutto ci divertiamo parecchio a scrivere e girare i nostri video».

Sono più (naturalmente) inclusivi i ragazzi o i loro genitori?
«I ventenni e gli adolescenti hanno tutt’altra apertura mentale. Non giudicano, sono immuni dal pregiudizio. Ce ne accorgiamo con gioia su Tik-Tok, il social più giovane».