Editoriali

La rivincita di tutti i pel di carota che sono stati vessati nelle scuole di tutto il mondo è lui, Jannik Sinner. Ormai non rappresenta solo il grande campione che ci fa sognare, è anche una figura di riferimento per tanti ragazzetti mingherlini, pieni di efelidi che non hanno mai pensato di fare sport. Se lo vedevate a 12 anni, Jannik era davvero secchino, sembrava gracile, eppure era già una promessa dello sci. Poi la sterzata, la virata improvvisa, il salto di vento e la scoperta del tennis. Io credo che lui abbia talento a prescindere. Anche se avesse fatto il commercialista, secondo me, sarebbe stato il più bravo commercialista d’Italia e forse del mondo. A me non impressionano i suoi colpi, seppur potentissimi, a me impressiona la sua calma, il suo modo flemmatico di affrontare la gara.

Quando si siede al cambio campo, sembra non pensare, non farsi mai prendere dall’impeto, dall’affanno, né che stia vincendo, né che stia perdendo. Finalmente abbiamo un campione da tifare. Quanto l’ho desiderato. Sognavo un grande tennista, dopo Panatta, che mi facesse svegliare di notte per vedere una finale mitica come quella di domani. Metterò la sveglia, farò fatica ma mi alzerò, lo farò per lui, per me, per vivere un momento leggendario insieme ad altri appassionati, in pigiama, scaruffati, che tiferanno col pugnetto a ogni punto del nostro campione. Noi “pippe”, giocatori della domenica, ci esaltiamo molto di fronte al campione, perché lui è il vendicatore di tutte le nostre sconfitte, le nostre umiliazioni subite sul campo, negli anni.

Quando vinceva la Ferrari io in macchina mi sentivo Schumi, in moto Valentino, in campo Platini, sugli sci Tomba e per tanti anni, quando giocavo a tennis non avevo identità, ero solo me stesso e non mi bastava di certo. Oggi sono Jannik. Rosso malpelo, lungo, ossuto, col cappellino sempre in testa, gioco contro i miei avversari di sempre, Nicola il magistrato, Sangiovanni il musicista, Andreini che fa infissi, Domenico produttore, Max il comico, insomma quelli del mio ranking, gioco e voglio vincere, perché sono forte, fortissimo, ho tutta la mia nazione con me, sento i cori col mio nome. Finalmente posso di nuovo sentirmi qualcuno anche sulla terra rossa polverosa del mio circoletto. Grazie Sinner, comunque vada, grazie per avermi dato una nuova identità mentre sbaglio un rovescio.
*regista cinematografico

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