Modi alla Putin. Prima di dominare le elezioni, mette dentro i rivali

Si fa presto a dire elezioni in India. Si tratta dell'operazione di voto più complessa al mondo: urne aperte il 19 aprile fino al 1° giugno per i quasi 970 milioni di indiani aventi diritto – per intenderci, più del 10% della popolazione mondiale. Le votazioni per eleggere 543 deputati della Camera bassa del Parlamento si svolgono in 7 fasi, con i 28 stati e gli 8 territori federali dell'India che votano in momenti diversi nell'arco dei 43 giorni. La Commissione elettorale indiana - che supervisiona le operazioni di voto con un esercito di 15 milioni di funzionari - garantisce che ogni elettore avrà una cabina elettorale a meno di 2 km, perfino a quota 4.650 metri sull'Himalaya, il seggio elettorale più alto del mondo. Il marchio del voto, come al solito, è il dito macchiato di viola con un inchiostro prodotto da un'unica fabbrica della città di Mysuru, Mysore Paints And Varnish Limited, che ha spedito 2,7 milioni di fiale per un incasso stimato di oltre 7 milioni di dollari: quel nitrato d'argento evita voti doppi o frodi perché per circa due settimane è quasi impossibile da cancellare. L'esito delle elezioni sarà annunciato il 4 giugno. La battaglia politica è molto più semplice: da una parte Narendra Modi, primo ministro dell'India da maggio 2014, alla ricerca del terzo mandato consecutivo, alla testa del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp). Dall'altra la maxi-coalizione Indian National Developmental Inclusive Alliance - che forma l'acronimo I.N.D.I.A. - che raccoglie l'Indian National Congress di Rahul Gandhi, un tempo dominante nel paese, l'Aam Aadmi Party di Arvind Kejriwal e diversi partiti regionali. Non c'è sondaggio disposto a smontare una certezza: Modi vincerà in scioltezza, confermandosi come uno dei leader più popolari e potenti del mondo. D'altra parte non è facile fare opposizione a Narendra Modi in India. Lo dimostra la lunga scia di disavventure giudiziarie che hanno raggiunto i leader politici, tutti oppositori di Modi, tutti indagati per corruzione o altri crimini finanziari. L'opposizione accusa il partito Bjp di abusare del potere delle agenzie per indebolirle prima delle elezioni. Il partito di Modi nega l'abuso e afferma che le agenzie agiscono in modo indipendente. Di seguito una breve e non esaustiva lista di politici accusati e/o arrestati negli ultimi tempi, prima di soffermarci sull'ultimo arresto, quello di Arvind Kejriwal, primo ministro del territorio della capitale Delhi. Rahul e Sonia Gandhi: la famiglia è accusata di riciclaggio di denaro sporco. L'ex presidente dell' Indian National Congress e sua madre sono stati interrogati nel 2022 dall'agenzia per la criminalità finanziaria. La famiglia nega ogni addebito. Rahul Gandhi è stato condannato per diffamazione nel 2023 dopo una denuncia di un membro del partito di Modi. Una pena detentiva di due anni lo ha escluso dal parlamento per un certo periodo, fino a quando il verdetto non è stato sospeso da un tribunale superiore. Manish Sisodia: numero due dell'Aam Aadmi, è stato arrestato l'anno scorso con l'accusa di corruzione, da allora è in custodia cautelare in carcere. Hemant Soren: ex primo ministro dello stato minerario dell'est Jharkhand, è stato arrestato a gennaio in un caso di riciclaggio di denaro e di acquisizione illegale di terreni. Subito dopo le sue dimissioni, presentate malgrado negasse ogni addebito, è scattato l'arresto da parte dell'agenzia federale per la lotta alla criminalità finanziaria. K. Kavitha, parlamentare dello stato di Telangana, figlia di un ex primo ministro, è stata indagata con l'accusa di riciclaggio nell'ambito dell'inchiesta sulla politica degli alcolici di Nuova Delhi e successivamente arrestata. Nega le accuse. Bhupesh Baghel: L'ex primo ministro dello stato del Chhattisgarh è accusato di corruzione. Sostiene che sia un processo politico. Abhushek Banerjee: parlamentare del Bengala Occidentale, è stato citato in giudizio dall'agenzia federale per la lotta alla criminalità finanziaria in diversi casi. Lalu Prasad Yadav: l'ex primo ministro dello stato settentrionale del Bihar, uno dei più poveri del Paese, è accusato di aver chiesto terreni in cambio di posti di lavoro nelle ferrovie. Nega le accuse. Arvind Kejriwal: crociato anti-corruzione, è stato arrestato ieri dall'agenzia investigativa federale per sospetti crimini finanziari. Kejriwal ha lanciato il partito Aam Aadmi nel 2012. Il simbolo del partito – una scopa – e la sua promessa di spazzare via la corruzione da Nuova Delhi, lo portarono alla vittoria delle elezioni legislative dello stato di Delhi nel 2013, quando è diventato primo ministro. Solo per 49 giorni, però, perché il suo governo di minoranza non è riuscito a varare una legge anti-corruzione a causa della mancanza di sostegno da parte di altri partiti e Kejriwal si è dimesso. Nel 2015 un solido trionfo elettorale e di nuovo l'incarico di primo ministro dello stato di Delhi, confermato nel 2020. Il suo partito vanta anche un'importante vittoria nelle elezioni del Punjab del 2022. Kejriwal è stato interrogato per ore nella sua residenza della capitale indiana, poi la tv ha ripreso mentre veniva portato in carcere, dopo che l'Alta Corte di Delhi ha rifiutato di concedergli qualsiasi protezione. In estrema sintesi, secondo l'accusa 14 distributori all'ingrosso di liquori hanno guadagnato extraprofitti per 3,38 miliardi di rupie (circa 40 milioni di dollari) due anni fa, quando la politica sui liquori, oggi abolita, era in vigore; per l'avvocatura di stato le aziende avrebbero pagato 1 miliardo di rupie (12 milioni di dollari) di tangenti al partito di Kejriwal. "Questa non è più una lotta tra il Bjp e l'Aam Aadmi, questa è una lotta tra il popolo indiano e il Bjp. È una lotta di tutti coloro che vogliono una politica pulita nel paese", ha detto un esponente del partito di Kejriwal in una conferenza stampa notturna in cui ha indetto per la giornata di oggi una protesta nazionale contro l'arresto e ha annunciato detto che chiederà alla Corte Suprema indiana di annullare la custodia cautelare poiché le indagini sono ancora in corso. Kejriwal continuerà a essere il primo ministro di Delhi, mentre il partito combatte le accuse, hanno assicurato. In piazza centinaia di sostenitori dell' Aam Aadmi e alcuni alti dirigenti del partito si sono scontrati con la polizia, che ne ha portati via alcuni. "Questa è una dittatura. Tutto questo viene fatto per vincere le elezioni nazionali", ha detto uno dei leader del partito Saurabh Bharadwaj. "Un dittatore spaventato vuole una democrazia morta", è la reazione su X di Rahul Gandhi, che rimarca che sta diventando una tradizione in India l'arresto di primi ministri eletti dell'opposizione. Il suo Indian National Congress ha denunciato nei giorni scorsi il governo di soffocare la democrazia e di paralizzare il partito attraverso una persecuzione fiscale che ha portato al congelamento dei conti correnti bancari. Gandhi ha spiegato che non è in grado di condurre una campagna elettorale adeguata, "la nostra intera identità finanziaria è stata cancellata, non possiamo sostenere chi lavora per noi e chi si è candidato, non possono viaggiare in aereo o in treno", ha detto ai giornalisti. "Questa è un'azione criminale. L'idea che l'India sia una democrazia è una bugia. Oggi non esiste democrazia in India", ha detto. Il Bjp replica che i conti bancari dell'Indian National Congress sono stati parzialmente congelati perché non aveva presentato una dichiarazione dei redditi per le donazioni in contanti ricevute nel 2017-18 e aveva quindi perso l’esenzione fiscale a disposizione dei partiti politici. A sua volta, il tesoriere del partito dei Gandhi, Ajay Maken, ha dichiarato in una nota che il partito ha ricevuto 1,9 miliardi di rupie (24 milioni di dollari) in donazioni nel 2017-2018. Ha detto che le autorità fiscali sul reddito hanno imposto un vincolo di 2,1 miliardi di rupie (25 milioni di dollari) il 13 febbraio, hanno “virtualmente sigillato” i conti bancari e poi hanno confiscato 1,1 miliardi di rupie (14 milioni di dollari). È previsto che la Corte Suprema dell'India esamini la denuncia all'inizio del mese prossimo. Secondo il presidente dell'Indian National Congress Mallikarjun Kharge, la mancanza di fondi rende il partito "impotente" nel periodo che precede le elezioni e "il terreno di gioco non è paritario". Le ultime informazioni finanziarie presentate alla Commissione elettorale mostrano che i fondi del Bjp sono quasi 10 volte quelli dell'Indian National Congress. Il divario si è ampliato da quando il governo Modi ha introdotto un sistema di finanziamento anonimo dei partiti nel 2017 attraverso “titoli elettorali” acquistati dalla State Bank of India (SBI). Un sistema dichiarato incostituzionale a febbraio dalla Corte Suprema, che ha ordinato la pubblicazione dell'elenco dei donatori, dell'importo delle donazioni e dei loro beneficiari. Il BJP è di gran lunga il maggiore beneficiario, con 730 milioni di dollari, ovvero circa il 47% del totale delle donazioni ricevute da aprile 2019. Nello stesso periodo il Congresso ha beneficiato di circa 171 milioni di dollari. Narendra Modi si prepara così a diventare per il terzo mandato primo ministro dell'India - o Bharat, come preferirebbe ribattezzarla, recuperando il tradizionale nome indù – ma c'è un'espressione con cui ci si riferisce spesso al suo paese, la più grande democrazia del mondo, che gradualmente, e inesorabilmente sta perdendo di senso.

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