Editoriale

La nuova cultura del “me ne frego”: parlare di progresso guardando al passato

di Alessandro Mauro Rossi   4 agosto 2023

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Nella destra si è imposta la figura dell’Uomo Moderno, di impronta futurista. Un modello che, dietro a una sbandierata ideologia del cambiamento, nasconde in realtà l’indifferenza per i problemi dei più deboli. E l’opposizione a ogni miglioramento sociale

C’era una volta, circa un secolo fa, la figura dell’Uomo Nuovo, un concetto nato sull’onda del Movimento Futurista guidato da Filippo Tommaso Marinetti a cui aderirono diversi artisti dell’epoca. I Futuristi erano un gruppo di giovani intellettuali innamorati del progresso che avevano lo scopo di rompere i legami con il passato e attuare una rivoluzione all’interno della società attraverso opere volutamente provocatorie. Sono passati cento anni, ma l’Uomo Nuovo di allora somiglia tanto all’Uomo Nuovo dei tempi nostri, molto in sintonia con le idee della destra, che, per differenziarlo, chiameremo Uomo Moderno.

Lasciamo stare i riferimenti culturali e andiamo sul pratico. Sicuramente l’Uomo Moderno, come quello Nuovo, vuole «rompere i legami con il passato», laddove il passato è rappresentato da tutto quello che è di sinistra, progressista, in difesa dei diritti e di chi ha meno. Tanti anni di governi con dentro il Pd hanno fatto che il partito guidato oggi da Elly Schlein si prendesse una gran parte di colpe assieme al Movimento Cinque Stelle che nell’immaginario dell’Uomo Moderno è la causa di tutti i mali. In sostanza, come il suo predecessore di cento anni prima l’Uomo Moderno vuole «attuare una rivoluzione all’interno della società con opere volutamente provocatorie». Infatti, approva ogni rottura con il passato in qualunque forma e gli piace di più se è urlata, drastica, in netta controtendenza, senza tenere conto degli effetti che può produrre.

L’Uomo Nuovo era innamorato del progresso. E quello Moderno pure: è sempre connesso, si crogiola nella tecnologia. L’Uomo Nuovo era interventista e quello Moderno pure. Allora c’era da entrare in guerra accanto alla Germania, oggi l’Uomo Moderno è a fianco degli Stati Uniti senza se e senza ma. La vittoria dell’Ucraina e dell’Occidente contro la Russia è più importante di qualsiasi negoziato di pace che possa risparmiare migliaia di vite. L’Uomo Nuovo era contro i cosiddetti panciafichisti, ossia chi non voleva la guerra, l’Uomo Moderno non sopporta i pacifisti. Anche nel modo di vestire l’Uomo Nuovo aveva gettato alle ortiche vecchi riferimenti della moda come il cilindro o la marsina. L’Uomo Moderno ha tagliato tutte le formalità: mette le sneakers anche con l’abito da sera, ha mollato la cravatta, indossa l’abbigliamento sportivo pure se non fa sport.

Dopo il tempo dell’Uomo Nuovo è venuto quello del «me ne frego», un motto dannunziano, che ha contagiato anche l’Uomo Moderno. Il taglio del reddito di cittadinanza mette in ginocchio i poveri? Me ne frego, vadano a lavorare. Sì, ma il lavoro non si trova. Me ne frego, è perché non vogliono cercarlo. La sanità pubblica è stata smantellata. Me ne frego, c’è quella privata che funziona benissimo. Ma c’è metà Paese che non ha i soldi per andare in vacanza. Me ne frego, io ci vado. Chi va a lavorare con i treni dei pendolari fa una vita d’inferno. Me ne frego, io viaggio in aereo. Dobbiamo fermare il cambiamento climatico. Me ne frego, perché le stagioni sono sempre state così.

Credevo che gli uomini moderni fossero quelli che difendono i diritti dei più deboli, amano vivere in pace per costruire un futuro per i propri figli, vogliono salari e orari di lavoro rispettosi, lavorano per creare imprese sostenibili, sviluppano la tecnologia per migliorare la vita, s’impegnano per la salvaguardia del Pianeta. Credevo, insomma, che il progresso guardasse più al futuro che al passato. Evidentemente mi sono sbagliato. Deve essere sicuramente così. Ma… E se invece si sbagliassero loro?